Libertà di pensiero nei Social: valore condiviso o diritto negato?

Libertà di pensiero nei Social: valore condiviso o diritto negato?



"Oggi colazione con il mio amore!"
"Finalmente in ferie!"
"Buon compleanno amico mio!"

Questi sono alcuni fra i post più comuni che un qualsiasi internauta può trovare navigando nei social più famosi.
Frasi normali, se vogliamo anche banali, ma ingranaggi fondamentali di uno scorrere quotidiano che, grazie alla condivisione della rete, possiamo rendere pubblici ed in qualche maniera per noi e per chi ci legge  importanti.
Inutile chiedere cosa sia Facebook: chiunque potrebbe dare una definizione più o meno corretta del "prodotto" di Mark Zuckerberg. La Domanda (e la D maiuscola non è un refuso) piuttosto è "cosa rappresenta per noi  Facebook?".
Se ponessi questo quesito ad ognuno di voi sarei sicura che in breve riceverei una quantità inimmaginabile di definizioni, una diversa dell'altra perché se c'è una cosa che in questi anni di navigazione in rete ho imparato è che ciascuno vive quest'ultima e quindi anche i Social Network in maniera diversa e personale.
In linea generale posso dire che Facebook rappresenta il desiderio di parlare di se stesso agli altri, possibilmente amplificando il proprio messaggio, l'Io cyberspaziale, oltre ai confini delle restrizioni proposte per salvaguardare la propria privacy, giungendo sulle bacheche non solo degli amici ma, per un trascendentale desiderio di esibizionismo, anche in quelle delle altre persone, anche sconosciute.
Ma non è ossimorico tale tentativo? Mantenere privato qualcosa volontariamente esposto al mondo, in un'agorà virtuale dove le vie d'entrata sono il più delle volte spalancate?
Tralasciamo questo aspetto e torniamo alla domanda: se Facebook è una sorta di diario personale dove poter scrivere ogni proprio pensiero, riflessione e commento per rappresentare noi stessi a tutti allora mi sentirò libero di pubblicare quello che voglio e come voglio, spinto anche dalla consapevolezza che, seppur in esposizione, non lo siamo mai totalmente perché nascosti dietro ad uno schermo.
Insomma, anche perchè protetti molto dall'anonimato (sia la foto profilo che il nik name potrebbero essere fittizi) possiamo permetterci di divulgare frasi o esclamazioni che magari in pubblico, per timore di una qualche repentina reazione, non oseremo mai dire.
E fin qua tutto bene, direi, perché il diario è sempre stato un luogo di raccolta di pensieri, individuale e personalissimo.
Il problema nasce con l'opzione "commenta" che permette a chiunque (soprattutto se il profilo è pubblico) di leggere ed intervenire nel dibattito fatto emergere.
L'interazione, dunque, diviene punto cardine del nostro ragionamento soprattutto in questi ultimi mesi che hanno vista un'Italia ma anche mezzo mondo in fermento, in balia di eventi che i vari media hanno trattato ed argomentato.
Ed eccoci all'esplosione di commenti e post con le varie opinioni, filosofie e pensieri: il più delle volte lapidari, crudi, quasi sentenze giungendo addirittura a degli anatemi per tutti i contatti contrari o di opinione diversa alla propria.
Gente che litiga, insulta, minaccia nel nome di una libertà di parola (la propria) e al tempo stesso la negazione di un'altra libertà, quella della parola (altrui) sottoforma di risposta, dialogo e scambio di opinioni.
Abbiamo visto defezioni anche importanti dai Social (come dimenticare il caso "Mentana") di persone che lamentavano una certa sofferenza nel non riuscire a comunicare attraverso la rete e della mancata educazione nel relazionarsi con gli altri anche sul web.
Addirittura in Parlamento si è giunti a discutere se disciplinare o meno attraverso l'uso della Legge il comportamento dei singoli cittadini su internet.
Personalmente io vedo ogni diario o bacheca Facebook come una sorta di magione dove il padrone espone la propria personalità.
Quindi come in ogni visita di cortesia che concediamo agli amici,  dovremo essere consapevoli del fatto che non sempre tutto ciò che vedremo sarà di nostro gusto .
A noi l'intelligenza di far notare o meno la cosa, ricordando dove siamo e con chi siamo.
A chi ci ospita la giusta ironia nel saper talvolta "incassare" le battute  da parte degli amici anche su ciò che più lo rappresenta con la consapevolezza che un'amicizia vale molto più di un colore politico o di qualsiasi effimera opinione scritta a caldo su una schermata.
Non è una questione di normative o leggi ma di buon senso nel sapere stare assieme agli altri, di educazione, rispetto e di rammentare, nel caso ci trovassimo davanti ad un muro che "Internet è per tutti ma non tutti sono per internet" come digita Massimo Melica dal suo blog "Sotto Un Cielo Di Bit" e che se proprio non ce lo ricordiamo più, fuori, c'è davvero un cielo reale, una volta celeste,  nella quale perdersi...


Questo articolo è la versione integrale del mio contributo che troverete sul post multiplo pubblicato su Ibrido Digitale "Facebook, è giunto il momento di abbandonarlo?".
Ringrazio Matteo Piselli per l'ospitalità, la gentilezza e la pazienza.


Sylvia Baldessari

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