App, tablet e bambini.
Ho sempre guardato con poca comprensione chi lascia il proprio cellulare in mano a bambini molto piccoli ancorati al passeggìno, ancora incapaci di sgambettare ma abili nel saper avviare la canzoncina preferita dall'iPhone di mammà, come palliativo per tenerli "occupati". L'ho sempre trovata come un'esagerazione, come se il pargolo, per non frantumare le sfere all'universo adulto, debba per forza autosospendersi in un limbo tutto virtuale proiettato da un piccolo display. Niente strilli, strepiti, capricci e un " Ragazzo, tieni e non rompere " è sempre stato il messaggio che un po' mi pareva di cogliere. Poi è arrivato mio figlio. Nonostante usi (o abusi, questo post è anche un mea culpa , che si sappia) il cellulare per connettermi quotidianamente alla rete dove leggo, lavoro, mi documento ma anche (forse soprattutto) mi sollazzo, ho sempre evitato di utilizzarlo con lui come strumento di distrazione di massa, fatta qualche rarissima ...