L'Educazione è un incontro.


In vista della seconda Assemblea generale e materiale sulla CONSULENZA PEDAGOGICA che si terrà a Milano il 16 novembre 2013, alcuni blogger che ne prenderanno parte hanno deciso di lanciare in rete un blog crossing day nel quale parleranno, in un breve post, del perché hanno scelto l'educazione come professione e di come sono entrati in contatto con il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e pedagogisti" da dove tutto ha avuto inizio.

I blogger che partecipano sono:

Anna Gatti, blog "E di Educazione"
Alice Tentori, autore ospite di "E di Educazione"
Monica Cristina Massola, blog "Ponti e Derive"
Elisa Benzi, autore ospite di "Ponti e Derive"
Christian Sarno, blog "Bivio Pedagogico"
Laura Ghelli, autore ospite di "Bivio Pedagogico"
Manuela Fedeli, blog "Nessi Pedagogici"
Alessandro Curti, blog "Labirinti Pedagogici"
Vania Rigoni, blog "La bottega della pedagogista"
Sylvia Baldessari, blog "Il Piccolo Doge"

I contributi saranno condivisi sui diversi Social con #assembleagenerale e #consulenzapedagogica

Buona lettura!




 L'Educazione è un incontro.

Scrivere il perché abbia scelto l’educazione come percorso di studio e professionale non è una cosa semplice, come qualcuno mi ha fatto ben notare.
Credo che bisogna nascere con una certa predisposizione verso il Mondo, la Persona e tutto ciò che ci circonda. Tale predisposizione da sola, però, non basta: sono fortemente convinta che se non è sollecitata da incontri determinanti, che la facciano emergere consapevolmente nel futuro educatore, rimanga in lui assopita come una delle tante opportunità che ogni individuo, in sé, non ha scorto e preso in considerazione. Quando dico che l’educazione è un incontro lo intendo nel più ampio significato possibile: con le persone, le situazioni, i contesti ambientali e culturali, le avversità con le quali dobbiamo fare i conti e che la vita ci ha riservato.
Nel mio caso son stati fondamentali alcuni incontri con delle persone significative. Ricordo ancora con affetto la mia maestra delle elementari, all’epoca giovane insegnante appassionata, dotata di un’intuizione pedagogica che la portava a proporre ai suoi piccoli alunni cose che tenevano conto del loro animo e dei sentimenti.
Ricordo che durante le ore scolastiche ritagliava del tempo per farci parlare di noi stessi, delle nostre esperienze e dei nostri sentimenti interrompendo anche la lezione se l’occasione si parava davanti. La sua era un’educazione emozionale, ai sentimenti che il bambino imparava a conoscere in se stesso e a condividere gli altri. Una maestra intenzionata a “costruire vasi piuttosto che riempirli” molto avanti nelle metodologie e negli approcci educativi, scaturiti dal suo amore verso questa professione dedicata ai ragazzi ma al tempo stesso molto criticata dai genitori. Quest’ultimi non comprendevano il suo metodo e spesso, ascoltando alcuni discorsi dei grandi, raccoglievo pesanti giudizi su quella “perdita di tempo” a scapito del programma didattico.
A distanza d’anni, all’università, ho ritrovato l’impronta della mia maestra nei miei studi pedagogici. Aveva solamente anticipato i tempi, dimostrando come un’insegnante, un educatore, debba avere il coraggio di percorrere sempre nuove strade affidandosi al suo istinto, alle sue intuizioni, consapevole che il suo agire possa sollevare anche delle lecite obiezioni, domande e critiche, perché si sa che il nuovo spaventa sempre e che i genitori necessitano delle loro sicurezze. Sta sempre all’educatore fornirgliele attraverso i risultati e le conquiste dei suoi educandi.

Seguono tutti gli insegnanti che dalle medie in poi ho incontrato: quelli bravi e quelli no. Ringrazio soprattutto quest’ultimi che, con il loro atteggiamento talvolta aggressivo e borioso, riflesso di una propria insoddisfazione personale, si sono scagliati contro i propri alunni, esempio che mi ha trasmesso la consapevolezza che tutti possano fare gli educatori e gli insegnanti ma ben pochi ci riescono.

Infine tutti quegli incontri che ho avuto l’onore e la fortuna di fare nei miei dieci anni, in piscina, come insegnante di nuoto: bambini, ragazzi, adulti, anziani, disabili, professori, colleghi, uomini e donne che in 45 minuti di corso portavano con sé la loro storia che, nel rapporto con l’acqua, emergeva. Ho insegnato tanto ma ho anche tanto imparato. I miei studi sarebbero stati incompleti senza tutte queste esperienze, io non sarei la persona che sono oggi senza i loro sguardi, le parole, le lacrime per la paura, la gioia nel riuscire, i problemi da affrontare, da convivere o superare. Pare impossibile ma l’acqua è un elemento primordiale che permette di “denudarci” davanti all’esistenza. Potrei dirvi come una persona s’approccia alla vita solo guardandolo nuotare…

Poi c’è l’incontro con il gruppo facebook “Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti. Come ho già scritto in questo blog, quest’ultimo è un luogo di incontri virtuali che mi permettono di gettare uno sguardo “sottosopra” alla vita, che mi ha arricchito e che mi arricchirà ancora. Ringrazio per questo il suo fondatore, che nominerò solo con le sue iniziali “C.S.” per evitare che poi si pavoneggi in giro, che io lo conosco eh,  insopportabile e puntiglioso quanto basta nei confronti in rete, ma sempre prezioso per potersi mettere in discussione avviando interessanti introspezioni, sia come educatore che genitore. Ed è per questo che, appena ha creato il gruppo, mi sono iscritta, curiosa di vedere cosa avrebbe combinato. In effetti non ha deluso le mie aspettative!

Sylvia Baldessari
Gli altri contributi che verranno pubblicati dalle ore 11.00 alle ore 23.00 dell'11 novembre 2013:
Laura Ghelli, Parole e sguardi.
Elisa Benzi, Guest Post.
Alessandro Curti, Scontrarsi con l'educazione.
Manuela Fedeli, Chi lo avrebbe mai detto?
 
 
 
 
 
 
 
 







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