#EducazioneNaturale - Cronache di poveri genitori.


Ogni mese nel gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti" viene proposto ai membri un tema educativo.
Chi raccoglie la sfida scrive un articolo al riguardo. I contributi, poi, vengono ospitati nei blog presenti in
Snodi Pedagogici e divulgati nei vari social con un hashtag particolare in un determinato giorno.Questo mese, gennaio, tocca a "L'educazione nasce naturale", tema lanciato da Alessandro Curti nell'Assemblea del 16 novembre, svoltasi a Milano.

 Cosa ne pensano i genitori dell'educazione?

"L'educazione nasce in un ambito naturale, la famiglia, il gruppo, il clan, la tribù, in cui era necessario che i grandi insegnassero ai piccoli quello che occorreva per vivere. Poi la società si è fatta più complessa è le figure educative si sono moltiplicate e in alcuni caso si sono professionalizzate per supportare quelle naturali. Ma ancora oggi la prima istanza educativa nasce nelle famiglie, nei gruppi familiari, negli spazi di socialità naturali...."





#educazione naturale - "Cronache di poveri genitori" -
di Sergio Grunwud


Trovo affascinante il tema proposto per questa discussione. Lo trovo affascinante perché questa “condivisione di sapere” arriva da ancestrali comportamenti che né il tempo, né lo spazio e nemmeno il periodo storico, dal Preistorico fino alla nostra Era Contemporanea, sono riusciti a cambiare.
La cultura contadina è impregnata di questo sapere: l’anziano ha il rispetto dei giovani perché egli “conosce” il ciclo delle stagioni e quando e cosa seminare.
Così come nell’industria o nella piccola bottega artigiana, l’anziano erudisce l’apprendista al mestiere. Entrambi gli esempi hanno il solito fine: il proseguimento del Sapere nel Tempo così da consentire anche alla generazione futura di vivere e crescere una famiglia; e quando sarà il tempo, istruire ancora i giovani al mestiere e cominciare un altro ciclo vitale, un altro periodo storico.

Ma tutto questo non è scontato; per insegnare e imparare ci vuole un qualcosa che è nell’aria: educazione.
Strana parola questa, “educazione”. Sì, strana, perché se “educare” vuol dire insegnare, “essere educati” vuol dire due cose a mio avviso: imparare o avere imparato qualcosa e rispettare le regole. E chi non rispetta le regole della tribù, della famiglia o del clan, viene (o meglio veniva) apostrofato con un bel: “Maleducato!”, tanto da far vergognare (parola ormai caduta in disuso) sia chi riceveva l’epiteto, sia chi aveva il compito di “educare”.
Essere stati genitori in altre epoche quindi, voleva dire che i primi ad accettare l’educazione che veniva data ai figli eravamo proprio noi genitori.
Ogni epoca ha avuto i suoi Maestri.
Se prima bastava la terza elementare come scuola dell’obbligo (e fu una conquista sociale non indifferente!), adesso il nostro tempo più complesso ci porta altre figure più mirate ad ogni piccola sfaccettatura dell’educazione. Ma noto stranamente che adesso noi genitori siamo insofferenti. Se prima il maestro brontolava nostro figlio, non esitavamo a dare un sonoro ceffone a questo “figlio maleducato” di fronte all’insegnante (chi scrive ne sa qualcosa, maremma..). Adesso: “..che nessun maestro si azzardi solamente a dire che mio figlio è colpevole di qualcosa perché mio figlio è il migliore, buono, tenero e soprattutto è mio figlio e voi che insegnate siete tutti dei poco di buono perché non lo capite!!” Qualcosa mi stona in questa Società moderna grondante di Sapere da ogni computer da dove, volendo (e lo riscrivo: volendo), si può ottenere qualsiasi informazione.

Da genitore mi sforzo a trasmettere quello che i miei genitori mi hanno insegnato ma tutto posso fare meno che una cosa, se voglio che la mia prole venga “educata”: mettere in discussione chi educa. E soprattutto, devo (devo) pensare che anche mio figlio abbia torto se commette un’azione non educata. E se compie tale azione, devo essere pronto a dargli torto, e dare ragione all’insegnante o a chi ha il compito di aiutarmi ad educarlo. Perché prima faremo noi genitori a vedere la trave che abbiamo negli occhi, fatta da troppo protezionismo “perché il mondo è cattivo”, meglio sarà per i nostri figli.
Il mondo è sempre stato cattivo, prima più di adesso.
Ma forse la cattiveria nei secoli passati è stata sconfitta con una parola: educazione.


 Chi è l'autore di questo articolo:
Mi chiamo Sergio "Grunwud",  senese di nascita e abitante in val d’Elsa, nel centro della Toscana.  Il cognome è di fantasia legato ad un mio personaggio creato una mattina di settembre di undici anni fa per un gioco di ruolo. Ho deciso di lasciare questo “cognome” per farmi conoscere proprio perché è giusto il “ruolo” di genitore che “interpreto” da 17 anni e qualche mese. E proprio perché non è facile interpretare questo ruolo che cerco idee, punti di vista diversi  e altri modi di “recitare” quello che è appunto essere genitore.  Per imparare, io per primo, sempre.



I contributi vengono condivisi con gli hashtag #educazionenaturale e ‪#‎snodipedagogici‬ dai blog:

- Bivio Pedagogico di Christian Sarno
- Labirinti Pedagogici di Alessandro Curti
- E di Educazione di Anna Gatti
- Allenare Educare di Luca Franchini
- Nessi Pedagogici di Manuela Fedeli
- Ponti e Derive di Monica Cristina Massola
- La Bottega della Pedagogista di Vania Rigoni
- Il Piccolo Doge di Sylvia Baldessari
- In Dialogo di Elisa Benzi
- Tra fantasia pensiero azione di Monica D'Alessandro Pozzi





Sylvia Baldessari 

Post popolari in questo blog

"Il Vecchio Grigio." Una fiaba sul gioco.

Difficoltà di linguaggio: posticipare o no l'iscrizione alla scuola Primaria?

CREARE E GIOCARE CON I LIMERICK: LETTURA PENSATA 2017