EDUCAZIONE DIGITALE: intervista a Annarita Faggioni.
Benvenuti alla quarta tappa di questo viaggio dedicato all'educazione digitale: ogni sosta ha come protagonista una persona che ha a che fare con il web, ogni giorno. Alcune domande sono uguali e si ripetono in ogni intervista, anche per permettere un paragone e uno sguardo più ampio sull'argomento. Altre invece riguardano l'ambito di competenza dell'intervistato.
Oggi, su Il Piccolo Doge, ho il piacere di ospitare Annarita Faggioni: con lei approfondiremo il significato di fare informazione in rete e le modalità esistenti per divulgare le notizie, analizzandole da più punti di vista.
Troverete i link delle altre tre tappe dopo i saluti ad Annarita.
Buona lettura.
Benvenuta Annarita, ti va di presentarti brevemente ai lettori del mio blog
spiegandoci di cosa ti occupi in rete?
Ti
ringrazio per l'ospitata e mando un saluto ai tuoi lettori. In rete mi occupo
di copywriting e di relazioni tra l'editoria e il mondo online. Collaboro come
copywriter e come giornalista in diversi progetti, sia conto terzi come
freelance, sia nei miei blog (Il Piacere di Scrivere e Shonen Kodomo).
Definizione, per te, di educazione.
Codice:
l'educazione è quel codice che ci permette di esprimere al meglio il nostro
talento. Ho un'idea di educazione che segue il modello inglese: con “education”
non si intende solo un insieme di regole formali di convivenza più o meno
complesse, ma anche cultura e sistema Paese.
Una
persona che ha un talento e lo esprime con educazione (intesa in questo senso)
ottiene molto di più rispetto a una persona che non sa esprimersi.
Definizione di rete.
Rete?
Intreccio. La Rete è uno strumento, che può essere positivo o negativo in base
all'uso. Con la Rete ti scontri, ti incontri, ogni tanto ti confondi, soffri e
cresci. Fare rete? Perché no, ma con l'intenzione di non essere Dio in Terra,
ma di mettersi in gioco.
La rete
vissuta dagli adulti e quella vissuta dai ragazzi secondo la tua opinione.
Strumento
per gli uni, svago per gli altri. Pregiudizio? Ma anche no. Chi ha vissuto
un'infanzia senza la Rete sa di poterne fare a meno e lo usa solo quando serve
(tranne noi che, per una cosa o per l'altra, ci siamo sempre), ma prova ora a
staccare un adolescente da Instagram o da Ask.fm...
Questo non
vuol dire che i primi usino con maturità lo strumento e i secondi con
superficialità: la Rete è vissuta dagli adulti come modo per tirare acqua al
proprio mulino, mentre per i ragazzi è una forma di espressione irrinunciabile.
Le perle si trovano in entrambi e non me la sento di dare una distinzione così
netta.
Gli adulti
si sono abituati alla Rete (ovviamente, in Italia c'è il gap delle persone che
non hanno mai usato un PC in vita loro), mentre i ragazzi la usano com'è giusto
che sia, per esprimersi.
"Apprendere in rete" è possibile secondo te?
Se non lo
fosse, molta gente oggi sarebbe a spasso, tra quelli che si occupano di
formazione e chi quella formazione la segue. Io ho appreso molto dalla Rete
(anche il giapponese), mai come in questo mondo il protagonista della
formazione è chi apprende: decidi tu cosa studiare, i tempi e a chi rivolgerti.
La cosa importante è capire se la fonte è attendibile e questo non è sempre
scontato.
L'informazione in rete: dacci un tuo parere su usi e obiettivi inerenti a
divulgare determinanti argomenti a scapito d'altri, soffermandoci sulle
modalità di trasmissione delle notizie.
Immagino
tu intenda l'informazione giornalistica, quindi non mi soffermo sul know-how
che invece caratterizza l'informazione nel blogging. Allora, l'esperienza con
InfoOggi mi ha dimostrato che ci sono due tipi di informazione: le notizie
“Acchiappa-Like” e le vere notizie.
Prima di
arrivare a un TG, una notizia arriva via comunicato stampa, oppure attraverso
le agenzie di stampa. Sta poi alla redazione decidere cosa pubblicare e cosa
no, in base al criterio detto sopra. Alcune testate prevedono nello statuto che
le notizie siano false, per fare satira (es. Lercio), altre invece per statuto
dovrebbero “dare notizie”, invece cercano i Like.
Non faccio
esempi, perché molti sono stati trattati nella rubrica di Fast Forward del
Tave, li ripeterei. Tutto sta nel modo di trattare la notizia. Per esempio,
riceviamo la notizia di un omicidio.
Se vogliamo
spettacolarizzare, ci soffermeremo sul numero di coltellate, sulla fragilità
della vittima (se donna o bambino è meglio), sull'età, sull'assassino “a piede
libero” e al primo nome della Procura andremo a spiattellare i dati personali
di quella persona, “scavando” nella sua vita, per poi scusarci nel caso non sia
il vero assassino (almeno legalmente).
Se vogliamo
dare la notizia con serietà, diremo il luogo e quanto riferito dalla Procura,
usando il condizionale e rispettando la vittima, senza tramutarla né in un
angelo decaduto, né in una persona di dubbia morale. Scriveremo oggettivamente
di meno, ma il nostro scrivere sarà “di servizio”, come dovrebbe essere.
"Libertà
è la libertà di dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto
ne consegue naturalmente" Partiamo da questa citazione di "1984"
di Orwell e proviamo a ragionare sulla libertà d'informazione oggi?
La tua
libertà finisce quando inizia quella degli altri. Hai anche la libertà di dire
che due più due fa 20, ma devi dare la possibilità a qualcuno di cantartene
quattro per la tua pessima matematica. Ho dedicato “L'Ombra di Lyamnay” a
Orwell, chiedendogli scusa per le degenerazioni che “1984” ha avuto nel tempo.
Tradotto:
hai il diritto/dovere di informare, ma non di distruggere la vita delle
persone.
Siamo
alla fine di questa intervista: ti va di parlare dei tuoi progetti futuri?
Qualche
accenno, perché no, approfitto di questo tuo spazio e ti ringrazio per avermi
ospitata a casa tua. Allora, c'è un libro in via di pubblicazione, cioè
“L'Ombra di Lyamnay”, un weird a tema ambientale sotto la firma di Dbooks
Editore. Ci sarà un blogtour e una presentazione qui a Taranto.
Il Piacere
di Scrivere, invece, continuerà la sua strada in salita: sto lavorando al
podcasting (grazie anche ai consigli di Paolo Fabrizio), la playlist con le
canzoni preferite dagli utenti c'è già e sto lavorando a un progetto
importante, che porterà a una trasformazione rispetto alla formula del blog.
Shonen
Kodomo, il blog dedicato al mondo anime manga, avrà il suo avvio definitivo,
anche come partner dell'A-Day (Giornata dedicata agli adolescenti) a Taranto,
sempre nell'ambito cosplay & manga.
Copy &
Share si occuperà, invece, dei miei nuovi interessi: social, digital PR e web
marketing. Sarà un viaggio insieme, che spero si concretizzi in una possibilità
di lavoro, non solo per me.
Ah,
naturalmente partirò anch'io con i corsi di formazione: il primo appuntamento
sarà gratuito e si occuperà di un tema molto caro a quanti pubblicano.
Le altre tappe
Elisa Benzi - Cittadinanza Digitale -
Roberto Gerosa - Riflessione attorno ai Social -
Roberta Zanella - Il linguaggio sul web -
Questa intervista viene pubblicata a pochi giorni dai tragici fatti di Parigi, iniziati con l'attentato al settimanale Charlie Hebdo dove sono morte 12 persone.
Proprio in questo ultimo periodo abbiamo avuto l'occasione di constatare come vengano diffuse le notizie e mi auguro che le risposte di Annarita abbiano, in qualche modo, avviato una vostra riflessione su come siano proposti, dai media, gli avvenimenti, sottolineando il fatto che siamo noi, alla fine, a scegliere e dare valore alle modalità di condivisione e di approfondimento delle informazioni.
Sul web, in Tv, sui quotidiani.
Tutto dipende da noi e sulla consapevolezza che possiamo fare la differenza, anche evitando un semplice click...
Mi piacerebbe dedicare il contenuto di questo post alla libertà di espressione, consapevole che ogni mia libertà confina con quella dell'altro e che tale confine è costituito dal rispetto reciproco.
Molto spesso quest'ultimo diviene così sottile che andare oltre è un niente.
Nonostante ciò nulla giustifica la violenza e la logica del terrore, nemici di ogni tentativo civile di preservare i diritti, tra i quali, il diritto alla vita, è quello più importante.
Sylvia Baldessari
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