Galup e la treccia lunga, lunga.




"Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente."

Gianni Rodari







C'era una volta un bambino di nome Galup che non voleva mai tagliare i capelli.
 
"Galup tagliamo i capelli" Gli diceva spesso la mamma.
"Non voglio!" Rispondeva caparbio Galup.
 

"Galup accorciamo la chioma" Gli consigliava il papà.
"Non voglio!" Rispondeva cocciuto Galup.
 

"Galup sfoltiamo la criniera!" Gli suggeriva la nonna.
"Non voglio!" Rispondeva deciso Galup.
 

"Galup sistemiamo la capigliatura" Gli intimava il nonno.
"Non voglio!" Rispondeva scocciato Galup.
 


E i suoi capelli crescevano e crescevano e a Galup così lunghi, lunghi gli piacevano tanto, tanto.
E un giorno gli arrivarono ai piedi!
 
"Che belli" pensò Galup e li raccolse in una treccia lunga, lunga e se ne andò scuola.
 
Quando arrivò tutti i bambini lo guardarono.
 
"Galup taglia i tuoi capelli" disse il primo.
"Non voglio" rispose caparbio Galup.
 

"Galup accorcia la chioma" disse il secondo.
"Non voglio" rispose cocciuto Galup.
 

"Galup sfoltisci la criniera" disse il terzo
"Non voglio" rispose deciso Galup.
 

"Galup sistema la capigliatura" disse il quarto.
"Non voglio" rispose scocciato Galup.
 

E tutti iniziarono a deriderlo per quella treccia lunga, lunga.
 
"Che cattivi" pensò Galup e iniziò a piangere tanto, tanto mentre il maestro si avvicinava al gruppo. Questo non disse nulla, fece cenno a tutti i bimbi di sedersi a cerchio e tirò fuori da una manica larga, larga un libro di fiabe.
 
Tra queste scelse le avventure di un cavaliere.
Un cavaliere caparbio, cocciuto, deciso a salvare i suoi amici e scocciato con il drago che li teneva prigionieri.
 
Tutti i bambini ascoltavano divertiti, anche Galup che ora non piangeva più e alla fine della storia, che tanto, tanto era piaciuta, il maestro chiese ai bambini quanto lunghi potessero essere i capelli dell'eroe.
 
"Vediamo chi indovina..." disse sornione il maestro.
 
"Capelli corti" disse il primo.
 
"Una corta chioma" disse il secondo.
 
"Una corta e liscia criniera" disse il terzo.

"Una corta, liscia e ordinata capigliatura" disse il quarto.
 
"Lunghi e spettinati capelli" disse Galup.
 
Tutti i bambini risero e iniziarono a prendersi gioco di Galup fino a quando il maestro voltò il libro verso di loro e videro che l'eroe aveva una treccia lunga, lunga che gli arrivava ai piedi.
Tutti spalancarono la bocca tanto, tanto, tutti tranne Galup che sorrideva molto, molto.

Il giorno dopo tutti i bambini tornarono a scuola con una loro "treccia": c'è chi era riuscito a farsene una piccola, piccola da un ciuffo lungo, lungo, chi l'aveva disegnata e chi lesto, lesto aveva rubato la parrucca con le trecce alla vecchia zia.

Tutti volevano essere come l'eroe della storia.
Tutti volevano essere come Galup.
E Galup tagliò la sua lunga treccia per regalarne un pezzetto agli amici.

Perché treccia o non treccia si è tutti eroi.
Si è tutti amici, diversi ma anche uguali.


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