Gestire le emozioni: laboratorio pratico




"Come gestire le emozioni" è stato l'argomento scelto da voi su Instagram.

Non avevo dubbi: rimane un tema molto richiesto, non solo online, ma anche durante le consulenze e i percorsi di formazione.
In effetti, in giro, c'è molta divulgazione e letteratura dedicata, tra libri illustrati e manuali per i più grandi.
La questione, però, è vasta. Tra le mie citazioni preferite ne emerge, in particolare, una che lessi in un fumetto Bonelli durante la mia adolescenza:" Le emozioni sono il più grande dono da parte degli Dei".

L'ho sempre trovata semplice, diretta e chiara per evidenziare non solo il pregio di tale offerta, ma anche l'enorme peso.
E come ogni carico, se non ben bilanciato, ne possiamo finire travolti! Vuoi, quindi, non chiedere una soluzione pratica a un fardello come questo?
Sì, perché è la pratica, qui, che manca: di soluzioni teoriche ne abbiamo moltissime. Ma poi, sul quotidiano, come mettiamo in atto tutte queste belle proposte?
Ed è proprio su questo punto che, negli ultimi due anni, ho preferito costruire gli incontri di formazione dedicati alle emozioni: quali BUONE PRATICHE per navigar in questo mar? 

Sarò sincera: non riuscirò a raccontare tutto ciò che accade durante i miei incontri, ma posso condivere i primi passi, pratici, per iniziare a prendere in mano il timone e sentir dove spinge la corrente. 
Il primo punto dal quale partire per gestire i sentimenti siamo NOI stessi: chiediamo sempre come fare con le emozione degli altri senza soffermarci sulle nostre. O meglio, cosa noi riteniamo essere le emozioni, come le percepiamo e definiamo. 

Per questo motivo, ora, ti spiego uno dei LABORATORI ESPERIENZIALI che ho proposto in uno dei miei percorsi. 
Lo puoi provare con i tuoi figli, la persona che ti affianca professionalmente, con il tuo partner, con un gruppo classe o un team di lavoro. 
Questo per farti capire come la pedagogia non è relegata solo alla prima infanzia, ma a ogni aspetto e contesto della nostra esistenza. 

Dopo aver spiegato il focus (le emozioni e l'intento di creare un terreno dove condividere riflessioni e sensazioni ) al gruppo o alla persona con la quale ci interessa approfondire la tematica, iniziamo, a turno, a dire voce alta cos'è per noi l'emozione. Come la definiamo, che posto occupa nella nostra vita e come ci influenza. 

Già qui scopriremo che ognuno ha un proprio modo di approcciarsi e di definire i sentimenti. Capiterà anche un po' d'imbarazzo poiché (è questo succede spesso) si crederà di dare una definizione sbagliata, cadendo in un giudizio negativo davanti al gruppo (soprattutto se le proprie risposte sono anticipate con un "specifico che è solo la mia opinione", "spero di non sbagliare" ecc.). 
Ci si può soffermare, intanto, sulla soggettività del concetto di emozione e su com'è difficile aprirsi davanti ad altri. 

Se ti stai rivolgendo a un gruppo di bambini ti consiglio di rendere più diretta la domanda con un "sai cosa significa la parola emozione?" accogliendo qualsiasi risposta, anche quelle del tipo "non lo so". 
Anzi, in quel caso agevola scambi e impressioni tra il gruppo dei pari, accettando anche risposte più movimentate attraverso il linguaggio del corpo, che nei bambini è spontaneo, strumento fondamentale di comunicazione e dialogo. 

Una volta eseguito questo step, avrai creato un piccolo spazio comune, un terreno fertile per condividere ciò che sta per arrivare. Dunque, ora è il momento per presentare la parte principale del laboratorio: partecipanti seduti in cerchio (se vi è possibile) e chiedi a tutti di chiudere gli occhi. 
Fallo anche tu con loro (se è un lavoro di coppia è essenziale prendervi parte). Dopo qualche secondo, invita il gruppo a stare in silenzio e concentrarsi prima sulla respirazione, provando a ispirare ed espirare lentamente per tre volte. 
Poi, fai spostare l'attenzione sul battito del cuore. Lascia passare un paio di minuti (con i bambini reitera con voce calma, un paio di volte, quanto devono fare facendo perdurare il tutto non oltre un minuto o un minuto e mezzo) e chiedi, ai partecipanti, di pensare all'ultima settimana vissuta e focalizzare l'emozione che, principalmente, è emersa. 

Nel caso dei bambini limitati a un momento preciso e vicino (per esempio la giornata di ieri o la sera prima mentre ci si preparava per la nanna o il risveglio di stamane  o il viaggio per giungere da casa a scuola...). 
Una volta riconosciuta, invita a immaginare quell'emozione come se fosse un tramonto (clima, contesto, colori ecc.). 
Per i bambini chiedere a quale colore o animale associano quel sentimento. 
Fai riaprire gli occhi. 

Bene, ora, a turno ognuno descriverà il suo tramonto. Poi, il gruppo, cercherà di capire quale emozione può essere (o quali, nel caso ve ne fosse più di una secondo loro). 

A cosa serve un esercizio o meglio, gioco come questo? 
- Alla consapevolezza di sé, come persone uniche che vivono, sentono in modi e intensità diverse emozioni e pensieri mentre si relazionano al mondo, inteso come ambiente e le persone;

- Alla consapevolezza di quante dinamiche non dette ci sono in gioco nel determinare le emozioni, e quindi situazioni in cui dobbiamo relazionarci con gli altri! 

È un esercizio utile che non solo porta all'empatia, ovvero a COMPRENDERE come gli altri vedono o vivono una certa situazione, ma anche a CAPIRE come approcciarsi e porsi in relazione, migliorando la propria comunicazione. 

È una modalità che permette una CONOSCENZA RECIPROCA, rispettosa e intenzionale, in uno spazio di crescita (famiglia, scuola, lavoro...) volto a non porre giudizi e pregiudizi, propenso ad accogliere le peculiarità di ognuno di noi. 

È un modo che permette di affrontare, insieme, gli aspetti dell'esistenza talvolta intensi e diretti, non sentendoci soli o, capendo, che non siamo gli unici a sentirci in quel modo e che si può trovare, a quel momento, a quella difficoltà, un senso e un suo posto preciso nella nostra vita. 

In uno dei miei incontri, durante questa attività, fu molto interessante l'interazione tra due genitori che, nonostante avessero vissuto la medesima e intensa settimana, descrissero due tramonti completamente diversi. 
Per loro fu occasione di scoperta e di una maggiore comprensione di alcuni atteggiamenti, dell'uno e dell'altra, che non erano stati chiari, influenzandoli in quel periodo e ponendo "false credenze". 

Tu, cosa ne pensi? 
Proverai questo piccolo esperimento pratico? 
Ti interessa sapere come procedere in questo percorso? 
Fammelo sapere contattandomi qui o lascia un commento sul mio profilo Instagram o Facebook



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