"Io sono morto" il nuovo ebook di Vera Q.

Avevamo già incontrato Vera Q. in una precedente intervista ma non ho resistito ad un ulteriore incontro, dopo aver letto il suo ultimo lavoro "Io sono morto" uscito da poco su Amazon.
Vera, per quanto possa essere truce e sarcastica nelle sue narrazioni, ha la capacità di incanalare tematiche importanti, sociali, culturali ed anche "fastidiose" da un certo punto di vista ma che ben rappresentano quelle nicchie più oscure del nostro tempo, della società in cui viviamo che, per quanto la vorremmo dipingere equa e propensa al bene, non è esente da certi orrori che dell'indole umana ne sono un riflesso.
Antropologico, psicologico, un'alchimia tale da rimestare l'animo del lettore dopo la lettura, capace di lasciarti per più giorni con dei "perché" ai quali devi per forza dare risposta.
Ecco, tutto questo è Vera.

Buona lettura!

Ciao Vera, partiamo dalla trama di "Io sono morto".
Ecco la sinossi.
“Io sono morto” è un thriller surreale, una commedia nera che inizia dalla fine.
PierPaolo Fabbris, imprenditore cinquantenne, muore stroncato da un infarto e scoprirà, a sue spese, quanto può essere complicata la vita dopo il trapasso: certezze che si dissolvono per lasciare spazio a nuove strampalate realtà.
Fede, superstizione, Dei e Demoni, una giostra multicolore nel tetro Luna Park della Morte, nel quale vittime e carnefici si contendono l’ambito scettro del potere.
Un viaggio insolito, morboso e singolare all’insegna del paradosso.

Cosa ti ha spinta a scrivere un libro del genere?
La curiosità.
Il tema della vita dopo la morte mi affascina.
Non a caso amo lo zombie.
Razionalmente la fine è solo una fine, per me almeno.
Tuttavia tutti, anche una volta soltanto, ci siamo interrogati sul dopo.
La religione fornisce una risposta.
Non è di mia competenza definire la veridicità di tale risposta.
È una via, una possibilità, posso crederci, come no.
Eppure è interessantissima l'idea di fondo.
Nel mio caso, PierPaolo Fabbris muore.
Perché si muore, questo è inconfutabile.
Ma la sua passeggiata nel mondo dei morti è un impervio sentiero di montagna a strapiombo sul precipizio.
Forte vento. Temporale. E notte fonda.
Una nuova vita da morto.
Un "dopo" indubbiamente, benché complicatissimo quanto il "prima".

Io l'ho trovato in un certo senso "educativo" per la moltitudine di problematiche che tocca e che riflettono la situazioni di migliaia di persone nel mondo. Lo è?
La trama, preciso, esula dal mio essere atea.
Non ho certo l'idea di svelare il mistero insoluto della morte.
Perché, di fatto, di mistero trattasi: nessuno è tornato indietro per dirci cosa ci attende.
Voglio solo insinuare un dubbio, rimarcare un tarlo che, come ho detto poco sopra, seppur con un piccolo morso, ha colpito tutti.
Null'altro.

Hai coinvolto Dio ed il Diavolo trattandoli come due marionette nelle tue mani, rendendoli pari a qualsiasi mortale: nessuno si é indignato dopo aver letto il tuo libro?
E perché indignarsi?
È fantasia, solo e soltanto fantasia.
L'argomento non è la religione, descrivo esclusivamente una vicenda attraverso le gesta, i gesti ed i pensieri dei protagonisti. L'ambientazione ha una matrice "religiosa", ma rimane un espediente.

Scrivendolo non hai mai avuto dubbi, timori o paure per la sua conseguente pubblicazione?
Io ho sempre dubbi.
Perenni.
Termino un libro e lo riscriverei.
Vivo nel terrore ogni volta.

Il tuo motto pare essere "Nulla é come sembra!" grazie alla tua capacità di ribaltare tutto alla fine, senza dar modo al lettore di intuire qualcosa nonostante i vari indizi disseminati qua e là, con sagacia, nella storia. Un sorta di marchio?
Prezzemolo sugli incisivi, direi.
Un sorriso smagliante con fogliolina.
Perché per me, realmente nulla è come sembra.
Gacy, il serial killer, si candidò a 18 anni per le comunali della sua cittadina. Poi si laureò in economia e commercio con una conseguente brillante carriera: benvoluto, di spicco, e collaborava anche a diversi progetti di beneficenza.
Certo, ha solo ha rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33 vittime.
Prezzemolo al plutonio, senza dubbio.

Uno stile particolare il tuo. Ma non temi che il lettore possa "abituarsi" al colpo di scena finale prevedendolo già dall'inizio e quindi rendere i tuoi lavori in qualche modo "prevedibili"?
Le mie storie narrano sempre un piccolo o grande dramma interiore, spesso, molto spesso di livello davvero infimo.
L'arrivista che vuole "arrivare", il folle desideroso di una normalità assolutamente discutibile, la vendetta come Giudizio. Parto dall'uomo e parlo dell'uomo, della sua priorità: sopravvivere a tutto, in primis a sé stesso.
Nel finale, quindi, chiudo un cerchio; non miro a stupire, affatto. I perché di tali azioni si svelano, finalmente. Questo perché ogni azione prevedibile ha sempre un lato imprevedibile.
"I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere". E Murphy non mentiva. Per quanto si possa calcolare, esiste comunque l'imponderabile.
Un prevedibile imponderabile. Lo sappiamo in cuor nostro che una doccia gelata sulle nostre convinzioni ci attende prima o poi. È prevedibile l'evento, non la portata o la derivazione.
Ci siamo già abituati, la vita c'insegna.

La peggior critica che potresti ricevere?
Non saprei.
Scrivo con passione, ma questo esula dal piacere alle persone: tutto è criticabile.

E la recensione che sogni?
Questa è complessa da definire.
Si entra nel minato campo del compiacimento, notoriamente inarginabile. :D

Il tuo prossimo libro?
C'è. Ben sei righe ad oggi.
Questo caldo mi priva di ogni stimolo.
Eppure il libro c'è.
Nella mia testa ma, finché non sento le voci, va tutto bene...

Dove possiamo trovare "Io sono morto?
A questo link: Io sono morto

Sylvia Baldessari

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